Unite da tempo da strette relazioni commerciali, poi dall’aver ospitato le ultime due edizioni di Expo. E oggi anche da un patto di cooperazione. L’asse Milano-Shanghai si fa più saldo: mercoledì 10 giugno è stato infatti firmato un accordo tra Tong Jisheng, vice direttore del comitato organizzatore della Shanghai Fashion Week (nonché presidente del gruppo da oltre 6 miliardi di euro Shangtex Textile, a cui fa capo anche la fashion week), e Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana.
Il patto è il primo passo verso l’ambizioso obiettivo di Shanghai: diventare la quinta capitale della moda nel mondo. “Contiamo di raggiungerlo in tempi relativamente brevi” ha detto Jisheng ai microfoni di Pambianco News Tv, e in cambio “garantiamo pieno sostegno alle imprese e ai designer italiani”.
Shangtex si sta infatti muovendo lungo due strade: far uscire la Shanghai Fashion Week dai confini regionali, contando anche sulla sua fama di “Parigi d’Oriente”, e attirare competenze e marchi italiani non solo per distribuirli nei canali di vendita già esistenti, ma anche in vista della realizzazione di un nuovo progetto: una sorta di grande contenitore della creatività mondiale dove i marchi italiani avranno un ruolo da protagonista.
Non è un caso se le relazioni tra le due città, molto forti da oltre trent’anni, si stiano rinsaldando in questo periodo. La presenza della Cina a Expo è molto rilevante, dai due padiglioni nel sito di Rho al City Pavillion, inaugurato proprio ieri. E sempre l’11 giugno si è tenuto anche il convegno “Shanghai Welcomes Italian Fashion”, all’interno del quale è stato firmato proprio l’accordo tra Jisheng e Capasa e durante il quale si è tenuta una serie di incontri: fra istituzioni milanesi, diverse personalità cinesi, ma anche alcuni imprenditori e stilisti italiani come Antonio De Matteis, amministratore delegato di Kiton, ed Ennio Capasa, fratello di Carlo, stilista e creatore del marchio Costume National. “A dispetto dei problemi che pure abbiamo avuto nel mercato cinese, in particolare quello della contraffazione, la Cina e Shanghai in particolare sono due mercati sui quali puntare”. Fermo restando che è necessario consolidare e sviluppare le misure anti contraffazione, sostiene lo stilista, per mettere davvero le imprese italiane nelle condizioni di svilupparsi.