A trent’anni dalla sua costituzione, Blu Hotels conta oltre trenta strutture ricettive a 4 stelle e 4 stelle superior in diverse località di mare, montagna e lago. Negli anni il gruppo ha utilizzato diverse strategie di crescita, passando da uno sviluppo basato sulla “quantità” ad un approccio che premia la qualità delle strutture.
Il 2023 sarà l’anno “più importante dopo il Covid, dove dovremo confermare gli ottimi risultati dell’anno scorso (secondo le stime i ricavi del 2022 hanno raggiunto i 73 milioni di euro, ndr)”, esordisce Nicola Risatti, Presidente e Amministratore Delegato del gruppo, in occasione del primo Pambianco Hotellerie Summit tenutosi lo scorso mercoledì 8 marzo a Palazzo Mezzanotte.
“Il nostro obiettivo principale per il 2023 è quello di migliorare il prodotto e la qualità, poiché dobbiamo essere sempre più competitivi nei confronti delle grandi catene internazionali”. Nei primi mesi del nuovo esercizio fiscale i risultati sono già arrivati. “Noi abbiamo dieci strutture in montagna che hanno registrato un incremento del 20% rispetto al periodo 2019/2020, per via degli aumenti di tariffa del 40% che abbiamo apportato. Durante il periodo di chiusura della pandemia abbiamo fatto investimenti per migliorare le strutture e di conseguenza abbiamo alzato le tariffe”.
Negli ultimi cinque anni il gruppo ha lavorato per disintermediare a favore dei canali diretti. Le online travel agency (Ota) e i tour operator oggi contano il 50% nei loro processi di prenotazione. “Ci rendiamo conto che gli stranieri fanno fatica a prenotare direttamente, perché, ad esempio, affidandosi a tour operator hanno una maggiore garanzia di controllo dell’intero percorso di viaggio. A tal proposito stiamo investendo molto sul miglioramento del nostro sito web per cercare di ‘saltare’ questi intermediari, dando ai nostri ospiti stranieri una maggiore sicurezza anche per i pagamenti”. Il gruppo vorrebbe arrivare almeno ad utilizzare per l’80% i canali diretti.
Blu Hotels comunque rimane concentrato sull’Italia. “Per un periodo eravamo in Austria, poi però abbiamo lasciato perché volevamo essere focalizzati sull’Italia, che ha un potenziale enorme”, continua il Presidente. “Cerchiamo di avere una stabilità di fatturato durante tutto l’anno avendo strutture sia al mare che in montagna”. La stagionalità non è un punto cruciale, dunque, per il gruppo, in quanto la montagna “vive una stagionalità importante anche d’estate, oltre che di inverno, ci sono due stagioni. Con il mare cerchiamo di allungare il periodo di apertura il più possibile anche di sei o sette mesi”.
Il gruppo ha in pipeline altre operazioni, ma per il prossimo futuro desidera principalmente stabilizzarsi e riuscire a crescere ancora nonostante le difficoltà che tutto il settore dell’hospitality deve affrontare, tra cui il reperimento del personale. “Il miglioramento deve partire dalla testa di noi imprenditori”, conclude Risatti. “La colpa è anche nostra che non riusciamo a dare giusto valore e importanza alle risorse umane con cui collaboriamo. Per chi fa la stagione trasferirsi è un sacrificio e noi dobbiamo dare più attenzione a questi ragazzi”.