Il successo di Bulgari si basa su tre punti fondamentali: la creatività, la coerenza con le proprie origini e un business equilibrato. “Bulgari ha la fortuna di avere un business piuttosto equilibrato in quanto è vero che siamo forti in Cina, in Giappone e in Corea, ma lo siamo anche in Europa – ha dichiarato a PambiancoNews Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari –. Gli europei, infatti, rappresentano un’importante fetta della nostra clientela, senza dimenticare i latinoamericani e gli americani. Non dipendiamo da un mercato specifico, siamo riusciti ad avere e mantenere un business equilibrato”.
Bulgari, nel futuro, ha l’obiettivo di mantenere saldi i valori e l’identità che l’hanno portato al successo: “Credo che se Bulgari oggi è quello che è nel mondo dei gioielli, degli orologi e degli accessori – ha continuato Babin – lo si deve al fatto che la maison è stata, da 132 anni a questa parte, principalmente un gioielliere con un’identità ben precisa e sempre coerente. E ha espresso, tramite le sue creazioni, la città di Roma e le sue bellezze. Nel futuro, se andremo avanti mantenendo sempre chiari i nostri valori, daremo modo alla clientela di desiderarci sempre di più”.
Rispetto all’andamento del mercato dell’orologeria, in leggera contrazione, Babin ritiene che la chiave per superare una situazione economica difficile stia nel puntare sempre di più sulla creatività per accattivare il consumatore: “È vero che i mercati non stanno crescendo come hanno fatto fino a due anni fa, ma restano sempre molto importanti: per gli orologi, si parla di 60 miliardi di euro in termini di prezzo al cliente. Pur essendo uno degli attori principali di questo mercato, noi pesiamo poco di questi 60 miliardi. Con la giusta creatività, i giusti mezzi e la giusta coerenza, un marchio può riuscire comunque a guadagnarsi una buona quota di mercato”.
E i mercati da tenere d’occhio per il futuro sono diversi, come sottolinea Babin: “La Cina rimane il mercato più promettente in termini di dinamica demografica e di potere d’acquisto, ma non è l’unico. Tanti Paesi asiatici sono promettenti, ad esempio il Vietnam, la Cambogia, l’Indonesia che, pur non pesando come la Cina, hanno delle crescite interessanti. Senza dimenticare l’India, il Brasile e l’Europa dove, negli ultimi mesi, abbiamo registrato una crescita, anche se modesta”.
L’intervista integrale sarà pubblicata sul numero in uscita di Pambianco Magazine.