“I risultati 2022 sono stati i migliori di sempre, battendo tutti i record dei principali indicatori economico-finanziari precedenti alla pandemia, grazie alla trasformazione da una catena di negozi make-up principalmente regionale a global beauty brand presente in oltre 60 Paesi”. Queste le parole di Simone Dominici CEO di Kiko intervenuto al 7° Beauty Summit di Pambianco in collaborazione con Freeda per raccontare, intervistato da David Pambianco CEO di Pambianco, le strategie e gli obiettivi di Kiko.
Il manager ha condiviso la case history del proprio Gruppo che, con un giro d’affari in crescita del 14% sul 2019 ed un piano industriale che punta al raddoppio del fatturato entro il 2027 per raggiungere così 1,25 miliardi, valuta certamente le diverse opportunità per allargare capitale, che sia la borsa o altre formule.
“Il nostro modello di creazione del valore, fondato sul miglioramento costante della marginalità, che ci consente di investire in innovazione, servizio ed espansione geografica omnichannel, sta dimostrando di poter generare una crescita profittevole e sostenibile nel tempo di molto superiore al mercato. Entro la fine del 2023 apriremo altri 120 store, arrivando a oltre 1.100 negozi dislocati in 75 Paesi con l’obiettivo di superare gli 800 milioni di ricavi con un ebitda record oltre i 100 milioni”.
Un altro aspetto fondamentale nel piano di sviluppo è la trasformazione da make-up a global beauty brand. Oggi sono distribuiti anche presso catene che un tempo li consideravano competitor e stanno ampliando le proprie categorie di prodotti. “Innanzitutto abbiamo raggiunto questi risultati – prosegue il CEO – attraverso diversi canali. Ci siamo organizzati per crescere attraverso il canale diretto quindi con l’espansione dei nostri negozi, con il franchising dove abbiamo strutturato una divisione dedicata, e recentemente anche con il wholesale perché Kiko nella sua trasformazione da una catena di negozi di make-up regionale a un global beauty brand ha bisogno anche di essere presente in alcune profumerie selettive selezionate, ad esempio abbiamo aperto in Svizzera in 5 punti vendita della catena Import Parfumerie”.
L’obiettivo è tre anni è puntare al raddoppio del fatturato e il top manager ha chiare le strategie per raggiungere questo obiettivo. “Abbiamo importanti building blocks – prosegue Dominici – il primo è quello di continuare ad elevare il brand nella trasformazione da catena di negozi regionale di make-up a global beauty brand e per farlo abbiamo un piano di investimenti sulla marca molto forte, con un assortimento curato e mirato che punta sulle icone e sull’innovazione e con investimenti media dedicati. Il secondo punto è l’espansione dei canali che oltre, a franchising e wholesale, prevede la crescita del canale e-commerce che fino a due anni fa pesava il 2,8%, oggi già pesa l’11,5% con l’obiettivo di arrivare al 20 per cento”.
Ma non è tutto. “Il terzo punto è andare oltre il make-up e nella nostra trasformazione abbiamo tolto dal logo la parola ‘make-up’ e abbiamo lasciato Kiko Milano perché non siamo solo un brand di trucco, ma entriamo anche in altre categorie come lo skincare, e magari un domani anche in altre categorie della bellezza”, conclude il CEO.