“L’analisi sulla digitalizzazione svolta da Pambianco offre numeri veritieri e un po’ crudeli, ma è uno spunto importante per far sì che le nostre aziende affrontino questo percorso in maniera più decisa”. Parola di Claudio Feltrin, imprenditore a capo di Arper, realtà altamente export oriented (il 91% del fatturato aziendale è originato dalle vendite estere), e presidente nazionale di Assarredo. Proprio la nomina di Feltrin alla presidenza dell’associazione appartenente a FederlegnoArredo ha dato il via a una serie di attività diffuse nei territori di produzione del mobile, sotto il nome di Assarredo Lab, per fotografare la situazione delle imprese made in Italy impressionando nella lastra non solo i punti di forza, ma anche e soprattutto i lati deboli a partire dalle lacune in tema di e-commerce e di digitalizzazione. Il prossimo 5 luglio si terrà, infatti, l’Assemblea Generale di Assarredo a Milano presso il Piccolo Teatro Studio Melato durante la quale saranno ripercorse le tappe dell’Assarredo Lab.
“Il dato sulla mancanza di investimenti nelle vendite online – ha affermato Feltrin durante il quarto summit di Pambianco dedicato al design e organizzato con Interni Magazine e Federlegno Arredo – si può leggere in positivo, come opportunità di futura crescita”. Nell’intervista al presidente di Assarredo, il giornalista Nicola Porro ha insistito sul fatto che molti imprenditori del mobile siano convinti dell’impossibilità di vendere online determinate soluzioni di arredo, e Feltrin ha replicato: “Attenzione però a non inventarsi scuse o giustificazioni. È vero che il mobile, bene durevole e complesso, avrà sempre bisogno di un certo grado di intermediazione, di interventi sul cliente finale effettuati da player come i nostri dealer; ma è altrettanto vero che occorre investire perché l’e-commerce è un aspetto importante”.
Il principale limite operativo delle aziende italiane dipende dalle dimensioni medie d’impresa. “Le aggregazioni – ha concluso Feltrin – sono un passaggio indispensabile per affrontare in maniera adeguata il mercato. Il digital, con quel che comporta in termini di investimenti, non può essere affrontato alla stessa maniera se un’azienda fattura 10 o 100 milioni di euro. E il problema dimensionale pesa già quando devi affrontare la spesa per un sito internet efficace, che può costare dai 300 ai 400 mila euro… figuriamoci quando si parla di e-commerce, con tutto quel che comporta nella gestione dei resi”.
Sul fronte dell’internazionalizzazione, ricorda Feltrin “siamo tra i principali esportatori, tanto che oltre il 50% della produzione italiana di mobili viene esportata”.
Infine, gli investimenti devono essere orientati anche verso la sostenibilità: “I millennial sono molto sensibili al tema – conclude Feltrin – e le aziende devono tenerne conto. Certo richiede un notevole impegno che richiede investimenti elevati, per questo motivo le aziende di dimensioni importanti saranno favorite in questo senso”.