Con quasi 500 milioni di euro di fatturato nel 2021 e un Ebitda del 17%, Iris Ceramica Group, tra i principali produttori di superfici ceramiche, segue come direttrice, sin dai tempi della fondazione da parte di Romano Minozzi nel 1961, l’innovazione. La ceramica, grazie alla visione del fondatore, ha esteso il suo utilizzo dal solo rivestimento all’applicazione a pavimento con garanzia ventennale, grazie all’innovazione del processo produttivo che ha reso resistente, plasmabile ed eclettico un materiale fragile.
“Il nostro obiettivo – spiega dal palco di Palazzo Mezzanotte in occasione dell’8° Pambianco – Interni Design Summit la figlia del fondatore e CEO di Iris Ceramica Group Federica Minozzi – è di migliorare, attraverso la ceramica, l’interazione tra uomo e ambiente sia ottimizzandone la funzionalità sia con idee che prendono spunto dall’attualità, come le superfici Active, anti-inquinanti, anti-batteriche, anti-virali e autopulenti e Hypertouch, lastre con funzione interattiva in ambito domotico”.
Al tema della relazione uomo-ambiente si ispira anche l’approccio sostenibile del gruppo. “Siamo un’industria molto energivora, abbiamo forni che consumano molto gas metano – spiega la CEO -. La sfida che ci poniamo, dopo aver azzerato le emissioni inquinanti, pur emettendo ancora CO2, è di riuscire ad alimentare questi forni con un blend composto dal 5 al 10% da idrogeno. Prevediamo di arrivare a fine 2023 con un blend al 25%, per poi passare al 50% l’anno successivo. Infine, studieremo dei bruciatori nuovi in collaborazione con i nostri fornitori per arrivare fino al 100 per cento”. La fabbrica sarà, dunque, alimentata interamente a idrogeno ‘green’, ovvero proveniente da fonti rinnovabili.
Due i canali distributivi di Iris Ceramica Group: il retail con la distribuzione classica dei materiali per i rivestimenti nel residenziale e il contract suddiviso in clienti chiave fidelizzati, ovvero che effettuano acquisti ricorrenti (grossi gruppi che spaziano dal fashion all’automotive, passando per il furniture) e grandi progetti, più occasionali, attraverso i principali studi di progettazione internazionali e gli investitori immobiliari. “La parte legata ai clienti chiave pesa circa il 40% del nostro fatturato – afferma Minozzi -, il retail vale circa il 30% e il restante 30% dipende dalla grande progettazione”. Secondo l’imprenditrice è proprio la differenziazione del business a permettere di affrontare i periodi di difficoltà “trovando le occasioni dove si presentano”, ad esempio nel periodo pandemico ha assunto maggiore rilevanza il residenziale a seguito della sospensione dei progetti.
Tra le innovazioni di prodotto, una delle più recenti, presentate al Salone del Mobile, sono le lastre con le venature passanti a tutta massa che si inseriscono in un mercato fino ad oggi tipico dei materiali lapidei naturali. “Abbiamo reso la ceramica una seconda pelle”, chiosa il CEO. Allo studio, intanto, lastre retroilluminate e sistemi di posa attacca-stacca per favorire il riutilizzo dei materiali asportati.
Idee che sono il frutto dell’attenta e costante osservazione del mercato che permette al gruppo di anticiparne le esigenze. “Il confronto con i clienti, architetti o consumatori, avviene anche attraverso i nostri punti vendita diretti, oggi ne abbiamo otto nel mondo e ad ottobre ne apriremo uno nuovo a Barcellona”. Gli store sono oggetto di un restyling con l’obiettivo di creare un’immagine di brand coerente e per far vivere al visitatore un’esperienza immersiva e multisensoriale.
In futuro, il gruppo punta a farsi sempre più spazio nel mondo del lusso e a rendere la ceramica un prodotto più consumer friendly.