Quando durante la tappa milanese del roadshow di Moncler, tenutasi ieri in una Società del Giardino disseminata delle simpatiche oche simbolo del marchio, è stata nominata la ‘crescita garbata’, difficilmente analisti e stampa non hanno pensato a un’altra celebre (ormai ex) matricola del lusso, Brunello Cucinelli. E come è stato per il marchio di cashmere è grande l’attesa per l’Ipo del re dei piumini, Moncler appunto, in agenda per il prossimo 16 dicembre.
Alla presentazione il presidente e direttore creativo Remo Ruffini ha esordito parlando di quello che l’azienda “ha saputo fare”. Nel 2012, a 60 anni dalla fondazione a Grenoble, Moncler ha fatturato 489 milioni di euro con un Ebitda del 33% e un margine lordo che ha sfiorato il 70% (“senza licenze e royalties”, sottolinea l’imprenditore comasco), mentre nei primi nove mesi del 2013 (anno in cui Ruffini festeggia i 10 anni dall’acquisizione del marchio) i ricavi sono saliti a 389 milioni rispetto ai 331 milioni dello stesso periodo nel 2012. Solo due anni fa, i ricavi erano a quota 282,5 milioni di euro e nel 2011 a 364 milioni. E la crescita like-for-like, al 30 settembre 2013, era del 18 per cento.
Con la quotazione a piazza Affari, già tentata nel 2011 – e per cui erano stati spesi 2,8 milioni di euro -, Moncler non vuole però cedere alla tentazione di spingere troppo sull’acceleratore a discapito del valore del marchio: “Vogliamo essere veloci ma senza fretta – spiega Ruffini -. Per noi il lusso si basa su due pilastri: la qualità senza compromessi e non essere mai di moda”. Moncler intende dunque mantenere i tassi di crescita del fatturato degli ultimi due anni, attorno al 30%, così come i margini e il sales mix a livello geografico, che ha visto nel 2012 il 32% del fatturato provenire dall’area Emea, il 26% dall’Italia (in discesa dal 42% del 2010), il 32% dall’Asia e il 10% dall’America il 10%. “In America siamo un po’ in ritardo – ha commentato Ruffini a Pambianco Tv – ma nei prossimi tre anni ci allineeremo a quella che crediamo sia la percentuale ideale nel nostro settore. È un mercato rischioso, anche se oggi è il migliore come crescita like-for-like, e per noi ridurre i rischi è fondamentale”.
Il canale retail, più profittevole del wholesale, sarà un importante driver di sviluppo, sempre però sostenibile, a un ritmo di non oltre 20 aperture all’anno. L’obiettivo è che arrivi a pesare il 70% del fatturato nel 2016, dall’attuale 2012. A fine anno il marchio conterà 122 boutique monomarca nel mondo, dalle sole 48 del 2010, 1.800 doors multibrand e 23 shop-in-shop. I nuovi monobrand avranno più ampia metratura (oggi la media è di poco superiore ai 100 mq, contro i 200 mq auspicabili) e saranno sia nei mercati maturi, con Londra e Tokyo Ginza nel mirino, sia nei nuovi mercati come la Russia, con il primo store a Mosca in apertura nel 2014, il Canada e il Medio Oriente, e il canale del travel retail.
Altra via di espansione sarà l’ampliamento in nuove categorie di prodotto, senza però uscire dal Dna del marchio e, come prosegue Ruffini, con un approccio “da specialisti, per combattere contro gli specialisti. La maglieria e le scarpe sono i prodotti più vicini alle nostre radici, ma serve tanta cultura”. Una cultura formata evitando, ad esempio, di dare in licenza la linea di occhiali Moncler Lunettes e creando invece una joint venture con Allison. Per la maglieria, verrà messa a punto una ‘piattaforma industriale’, una sorta di azienda nell’azienda. Un’ombra resta invece quella della stagionalità delle vendite. Il terzo e il quarto trimestre pesano per il 70% del fatturato, contro un secondo quarter negativo.
Dopo Milano, il roadshow proseguirà fino all’11 dicembre e il 16 dicembre i riflettori saranno puntati sull’Ipo. Una quotazione che non vedrà alcun aumento di capitale. “Io non vendo, a cedere azioni sono i miei soci – dice Ruffini, che dopo la quotazione sarà il principale azionista con il 31,9% del capitale -. Credo sia stata una buona scelta. L’azienda genera cassa, ha un ebitda pari quasi all’indebitamento. Usiamo la cassa per aprire i nuovi negozi e quello che rimane è sufficiente per ripagare il debito”.
Per i dettagli dell’operazione di quotazione, si rimanda all’articolo pubblicato da Pambianconews il 27 novembre. Sarà rivolto al pubblico il 10% dell’offerta complessiva, mentre il rimanente 90% è destinato a investitori istituzionali italiani e stranieri. Il 10% dell’offerta globale sarà riservato all’offerta al pubblico in Giappone senza quotazione delle azioni. Tra gli 11 membri del board post-Ipo, ci saranno Alessandro Benetton, il fondatore di Technogym Nerio Alessandri e il Ceo di Reed Krakoff Valérie Hermann.