Cogliere le grandi opportunità offerte in Asia dall’emergere della classe media. È uno degli obiettivi di Furla secondo il suo amministratore delegato Eraldo Poletto, intervistato da Pambianco Tv a margine del Convegno Pambianco-Intesa Sanpaolo.
“Per fine anno, siamo in linea con il budget e siamo contenti, ma non sono così ottimista sullo sviluppo del settore in generale – ha dichiarato il manager -. In Asia si stanno già facendo sentire pressioni sul real estate e sulla parte alta del lusso, dovute soprattutto alla lotta alla corruzione da parte del governo cinese. L’hard luxury non è più così appetibile”. Di conseguenza, per Furla, che occupa la fascia premium price del lusso, si apre “un’opportunità straordinaria, anche perché la middle class in questi mercati si sta sviluppando il termini esponenziali – ha proseguito Poletto -. Dopo il momento del luxury adesso è senz’altro il momento del premium”.
L’essere made in Italy, in questa dinamica, è per l’AD una “condizione necessaria ma non sufficiente”. La produzione nello Stivale non è garanzia di un prodotto ben fatto. E anche la proprietà dei marchi italiani, spesso passata Oltralpe, non conta: “È libero mercato, vinca il migliore”. In merito alle ricorrenti voci di una possibile quotazione in Borsa di Furla, Poletto ha parlato di “un percorso che valutiamo”, sottolineando però che nulla è ancora deciso.
“Non siamo pronti a farlo – ha concluso -, ci stiamo organizzando per poter decidere. La nostra fortuna, rispetto ad altri, è che non abbiamo necessità finanziarie di quotarci, possiamo alimentare lo sviluppo in modo autonomo. Su quale listino quotarsi? Dipende da dove avviene lo sviluppo, dal grado di appetibilità del marchio per gli investitori su quel mercato, ma soprattutto dalle regole dei vari listini”.