Nata per dare un twist di creatività all’heritage di Saucony, attingendo dagli archivi del marchio e interpretando in chiave contemporanea modelli che ne hanno segnato la storia, la collezione Saucony Originals ha conquistato l’Italia, primo mercato in Europa per la linea davanti a Gran Bretagna, Francia e Germania e, nel mondo, secondo soltanto agli Stati Uniti.
“Attualmente l’Italia copre il 50% del totale delle revenues a livello globale del marchio, con un passaggio negli ultimi due anni da un 70%-30% a un 50%-50 per cento. Si può dire che quello che stiamo facendo in Italia e stiamo cercando di portare al di fuori del Paese sta dando i primi frutti, e abbastanza importanti”, afferma Andrea Rogg, Vice Presidente e Global General Manager di Saucony Originals, divisione di Wolverine World Wide, colosso della scarpa statunitense da 1,79 miliardi di dollari di ricavi nel 2020, pari a 1,51 miliardi di euro al cambio attuale.
“La presenza sul suolo italiano ha un ruolo importantissimo e lo dico con orgoglio, per me e per tutti i miei colleghi – afferma il manager, nominato nel ruolo attuale lo scorso marzo -. È la prima volta, infatti, da quando esiste Wolverine, che viene data al di fuori degli Stati Uniti la responsabilità a livello globale di un marchio del gruppo”. Per questo, come parte di un percorso volto ad aumentare gli standard qualitativi del marchio non solo nella produzione, ma anche nello stile, è stata posta nell’hub italiano di Montebelluna, in provincia di Treviso, la sede dell’ufficio stile. “Stiamo creando un hub intorno al mercato italiano per, diciamolo con un po’ di spavalderia, provare a conquistare il mondo”.
Performance positive in Italia quanto a livello internazionale, tanto che, anticipa Rogg, “la previsione è di raddoppiare il fatturato già nel 2022 sul 2021”. Inoltre, aggiunge, “abbiamo ristrutturato la distribuzione al di fuori dell’Italia prendendo un controllo diretto dei mercati, tramite agenzie controllate dalle nostre forze di vendita internazionali”.
Anche sul piano digitale è in programma una ristrutturazione dal punto di vista tecnologico dell’e-commerce, oltre all’apertura ad altri mercati in cui il commercio online era precedentemente gestito da distributori. “Abbiamo riacquistato la distribuzione in molti mercati chiave in Europa e quindi andremo a controllare direttamente i siti e-commerce di diversi Paesi – spiega Rogg -. Stiamo lavorando in modo molto importante anche con altri partner digitali, sia pure players, i più conosciuti, sia indipendenti, presenti online e offline, andando ad aumentare fortemente le partnership tramite lo sviluppo di collezioni o di prodotti dedicati a quel canale distributivo”.
Novità in vista anche per la fascia bambino, che copre il 10% del fatturato totale, in crescita rispetto al 5% rappresentato due anni fa. “Stiamo allargando la collezione e inserendo nuovi prodotti, dal momento che le crescite sono notevolissime, in tripla cifra – commenta il manager -. È un segmento che ci piace sviluppare anche perché, stando vicino ai giovani consumatori, possiamo renderli partecipi e fidelizzarli alla marca”.
Ma per la prossima stagione le sorprese non finiscono qui. Si celebra, infatti, quest’anno il 30° anniversario della Shadow 6000. Inizialmente lanciata nel 1991 come scarpa ideale per i corridori ad alto chilometraggio, oggi questo modello torna in versione premium aggiornato nei materiali scegliendo prime leather e suede per la tomaia e una nuova mescola in PWRRUN per l’intersuola che la rende ancora più leggera, morbida e comoda. “Tra pochi giorni partirà una campagna globale, ci appoggiamo a quattro influencer internazionali per lanciarla, con una creatività molto impattante e nuova. Poi, come si suol dire, il prodotto è sempre re, e quindi il lancio del modello Shadow 6000 OG, in versione originale e nei colori di trent’anni fa, sarà accompagnato da collaborazioni interne, Saucony by Saucony, che sono delle storie di marketing costruite intorno a Shadow 6000 proprio per segmentarne l’offerta e per renderla anche più adeguata a canali distributivi che noi definiamo fashion”, conclude Rogg.