Non la Triennale né la zona Tortona, bensì ilMuseo della Scienza e della Tecnologia. È lo spazio dedicato a Leonardo Da Vinci nel cuore di Milano la location scelta dal celebre designer britannico Tom Dixon per MOST, il progetto da lui promosso, una sorta di festival non solo del design ma anche dell’innovazione e della cultura, in scena durante la design week.
“Ho scelto questo museo perché mi ha sempre interessato l’influenza della tecnologia sul design, da Da Vinci ai giorni nostri. Anche se è ricco di storia lo trovo molto moderno e innovativo, e un luogo di pace che visito ogni anno durante il Salone per ‘evadere’ dal design”, spiega l’imprenditore-designer, tunisino di nascita ma cresciuto a Londra.
Ex bassista in gioventù, la sua lunga carriera di designer è iniziata negli anni ’80 con la collaborazione con Cappellini, poi è stato art director di Habitat per un decennio e ha lavorato con grandi marchi italiani e non, tra cui Driade, Moroso, Swarovski, Jean Paul Gaultier, Ralph Laurene Vivienne Westwood. Il brand Tom Dixon è nato nel 2002, con l’idea di un design moderno e semplice per arricchire la vita quotidiana.
Tom Dixon occupa 4 spazi al MOST. Dall’ingresso in via Olona ci si immerge nella suggestiva cornice di Luminosity, un’installazione-percoso dedicata alla luce in cui sono esposti i nuovi prodotti di illuminazione e arredo firmati Tom Dixon, ma non solo. Trumpf, colosso internazionale dell’ingegneria industriale, produce delle sedie e lampade in acciaio ‘live’ per i visitatori e la Carpigiani Gelato University, in una futuristica gelateria anglo-italiana progettata ad hoc da Dixon, insegna loro come realizzare il proprio gelato artigianale e ha indetto un concorso per il design di un cono, il cui vincitore sarà decretato dallo stesso Dixon.
Le novità proposte dal brand britannico, come le lampade Etch Web, con una struttura aperta a forma di pentagono irregolare, Fin Light e Lustre, in ceramica rivestita di un materiale top-secret che dà un effetto iridescente, usano tecnologie e materiali innovativi e mettono l’accento non solo sull’estetica, ma anche sul meccanismo che sta dietro l’oggetto.
“Credo che la recessione obblighi tutti, soprattutto i giovani, a pensare in avanti e avere più spirito imprenditoriale”, conclude il creativo. “Oggi, come si vede qui, i giovani designer stanno iniziando a lavorare per se stessi invece che per grandi aziende, con le tecnologie digitali, materiali e metodi di produzione avanzati. E poi è fondamentale l’aspetto etico del design, bisogna pensare a da dove vengono le cose e progettare oggetti che durino nel tempo”.