Sostenibilità, qualità del prodotto e dei servizi, dal controllo stock al pagamento, sono gli elementi che caratterizzano le abitudini d’acquisto dei consumatori della nuova generazione. È quanto emerge dalla ricerca ‘Green generation, time to act’ condotta da Pwc, partner ufficiale del 27° Fashion Summit Pambianco – Pwc, e frutto di 4mila interviste tra giovani e ragazzi (nati dal 1980 in poi) effettuate tra giugno e settembre di quest’anno. La ricerca, realizzata in collaborazione con Sda Bocconi, è stata presentata da Erika Andreetta Emea fashion & luxury leader di PwC Italia nel corso del Fashion Summit.
Ebbene, lo studio ha evidenziato come le nuove generazioni di Millennials e Gen Z stiano chiedendo, all’industria della moda, un futuro più sostenibile, caratterizzato dalla trasparenza e dalla tracciabilità dei prodotti. “È giunto il momento per le nuove generazioni di dire cosa vogliono, dalla moda, sul tema della sostenibilità. Tematiche che sono nate nelle nostre filiere produttive, che l’Italia e il nostro sistema produttivo possono interpretare per far nascere una nuova fase della industria moda italiana”. afferma Andreetta dal palco.
Secondo le ricerche, che Pwc conduce anche a livello mondo, il consumatore sta infatti chiedendo sempre di più prodotti che abbiano una lunga vita, uno storytelling e una tracciabilità. Attualmente, come evidenzia la ricerca, il second hand è un trend in crescita del’8 per cento year over year. Il 51% degli intervistati ha affermato di aver venduto prodotti second hand, mentre il 50% di averne acquistati. “Rispetto a quando se ne parlava due anni fa – continua la manager nel suo intervento -, il second hand sta adesso esplodendo come fenomeno. Un fenomeno collegato alla qualità dei prodotti, al saper fare, all’eco-design, ai temi cari della industria della moda italiana su cui l’Italia dovrebbe investire di più. Perché il consumatore è italiano ma internazionale.”
“Bisogna lavorare su un prodotto di qualità e poter comunicare al consumatore italiano e mondiale che l’Italia sul second hand c’è, perché la qualità dei nostri prodotti permette un alto recupero o rigenerazione del prodotto finito. Penso che sia un valore da comunicare in maniera più forte in futuro”. aggiunge Andreetta.
La ricerca ha preso in considerazione anche la tematica della sostenibilità. L’88% delle new generation è preoccupato circa il futuro dell’ambiente e crede che le aziende possano fare di meglio per l’ecosistema. Il 28% di loro sarebbe disposto a pagare fino al 20% in più per un prodotto fashion con un basso impatto etico e sociale, mentre l’82% afferma che non comprerebbe più il prodotto di un marchio imputato di green washing.