“Etro chiuderà il 2022 attorno a 270 milioni di euro di fatturato, con una crescita double digit significativa in un contesto sfidante. Stiamo lavorando per superare i 300 milioni di euro nel 2023 e da qui a cinque anni contiamo di portare l’azienda al mezzo miliardo di euro di ricavi”. A dirlo è Fabrizio Cardinali, CEO di Etro dalla fine del 2021, intervenuto al 27° Pambianco – Pwc Fashion Summit. Trainanti, per le performance della maison italiana oggi controllata da L Catterton, sono l’Europa, il Giappone, le Americhe e il Medio Oriente, mentre la Cina ha registrato un andamento a singhiozzo, determinato dalle fasi di chiusura dettate dalla gestione della pandemia.
Lo scorso maggio, Etro ha nominato Marco De Vincenzo come nuovo direttore creativo. Lo stilista ha esordito con la collezione femminile primavera/estate 2023 durante la scorsa edizione di Milano Moda Donna. Carnevali si è detto molto soddisfatto del nuovo corso stilistico, supportato da ottimi dati di vendita a cosuntivo. “Marco ha avuto da subito una visione della nuova Etro vicina alle mie corde ed estremamente rispettosa della storia di questo brand – ha aggiunto Cardinali -. C’è stata una immediata comprensione di dove volessimo portare l’azienda, degli obiettivi fissati”.
Il brand, nella sua fase di rilancio, punta sull’identificazione di consumatori precisi, i Millennials e la Gen Z, e di modalità efficaci di comunicazione e fidelizzazione. Al centro c’è il lavoro sul prodotto, reso appealing anche per un pubblico giovane, senza rinunciare ai più alti livelli di qualità e originalità stilistica. “Con l’arrivo di Marco De Vincenzo – ha spiegato sempre l’AD – i valori della maison sono stati amplificati, resi attuali. Siamo solo all’inizio di un percorso che confermerà risultati importanti”.
Quanto infine al rapporto tra la griffe e la società di private equity, Cardinali ha parlato di un progetto di ampio respiro, a livello temporale e di team. “Il punto – ha concluso il CEO di Etro – è lavorare sempre meglio, perché il contesto è competitivo. L’eccellenza qualitativa e la differenziazione del prodotto devono continuare a valorizzare le imprese italiane. Le dimensioni attuali si Etro non ci consentono integrazioni a monte della filiera, ma nel futuro non lo escludiamo”.