A partire dallo scorso 24 gennaio 2022 il manager svedese Roberto Monti è entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione di Arper e ha assunto il ruolo di amministratore delegato con la mission di definire e sviluppare i piani strategici di crescita dell’azienda.
Confrontando le sue esperienze internazionali, Monti riconosce alle aziende italiane una superiore capacità di sviluppare il prodotto. Come criticità vede, invece, la mancanza di una volontà di fare sistema con tutta la filiera e di mettere al centro l’utente. “In questo contesto, un approccio omnichannel non è semplice, ma non si può prescindere dal digitale e dall’e-commerce”, esordisce così Monti dal palco di Palazzo Mezzanotte in occasione dell’8° Pambianco – Interni Design Summit.
Nella visione di Monti, Arper deve puntare a crescere, per superare i cento milioni di fatturato e incrementare l’Ebitda, diversificando la propria presenza sui mercati anche spingendo sul retail fisico. Il brand, ad oggi, conta circa 16 punti vendita. Una crescita che, per ora, non prende in considerazione acquisizioni ma che promuove la cultura del brand. “Culture eats strategy for breakfast”, chiosa.
Nei tre mesi di esperienza in Arper, Monti ha trovato “valori sani”, una chiara connessione identitaria tra brand e prodotto, “un ambiente con tanta visione, nonostante la piccola dimensione”, il che implica la curiosità da parte dell’azienda di interagire con il resto del mondo, ma restando legata al territorio. Un territorio, quello italiano, che nella visione del manager dovrebbe lasciate più spazio al ricambio generazionale e ai nuovi talenti, pur imparando dai maestri. Non c’è opposizione tra tradizione e innovazione, quindi, ma complementarietà.
Arper, che si rivolge al B2B al 100%, ha affrontato i due anni pandemici non senza difficoltà, essendo legata al canale contract, per questo, secondo il manager, deve ora sviluppare il rapporto anche con il canale residenziale poiché i prodotti del brand “potrebbero adattarsi benissimo al B2C”.