Torna negativo il trend della produzione di calzature italiane nel primo trimestre del 2014. Con un’inversione di rotta rispetto alle dinamiche favorevoli a consuntivo del 2013, la produzione nei primi tre mesi dell’anno è tornata a calare dello 0,3% in volume rispetto allo stesso periodo del 2013, peraltro già caratterizzato da andamenti tutt’altro che brillanti. Anche l’export è calato in volume del 2,8%, pur crescendo in valore del 3,1% grazie soprattutto all’aumento dei prezzi medi attorno al 6 per cento. L’arretramento a doppia cifra è arrivato dai Paesi dell’Est Europa: a picco la Russia (-18,3%), complice la crisi Ucraina e il cambio sfavorevole, e male anche il Kazakistan (-4,6 per cento). In Europa, tengono Francia e Germania – i nostri mercati principali – che segnano un timido segno positivo, rispettivamente a +0,2% e + 0,7% in volume. Bene Medio Oriente (+21%) Nord America (+15,6%) e Far East (+11,8 per cento).
I dati sono stati condivisi nella sala gremita di Palazzo Parigi a Milano, dove si è riunita l’assemblea ordinaria annuale degli associati cui sono intervenuti non solo i vertici di Assocalzaturifici, ma anche l’Assessore alla Moda e Design e Sviluppo economico del Comune di Milano Cristina Tajani e Mario Boselli, Presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana. Entrambi, chiamati a intervenire sul tema della filiera, hanno insistito sulla necessità di trovare un modello di presentazione unico della creatività italiana, oltre a un accordo sui tempi. A questo proposito, Boselli si è detto “molto contento delle nuove date di theMicam“, il salone delle calzature previsto a fine agosto di quest’anno e a metá febbraio del prossimo.
L’assemblea è stata l’occasione anche per intavolare il tema del ‘reshoring’, ovvero il rientro in Italia della produzione da parte di aziende che per anni si sono affidate all’estero. “Stiamo assistendo a una chiara inversione di tendenza sul mercato mondiale delle calzature e sulla filiera internazionale della subfornitura. La Cina sarà sempre più un mercato dove vendere e sempre meno ‘solo’ la fabbrica del mondo. L’occasione di riallocare in Italia la produzione è una bella sfida, ma la finanza ci deve dare una mano”, ha detto a PambiancoTv il presidente di Assocalzaturifici Cleto Sagripanti, che ha ricordato anche l’importanza della battaglia sull’etichettatura ‘Made in Italy’, all’ultimo round al Parlamento Europeo. “Tutto adesso è nelle mani di Renzi, Merkel e Cameron. Speriamo di non essere moneta di scambio con l’automotive visto che produciamo al suo pari il 4% del Pil nazionale”, ha detto Sagripanti.
L’assemblea è stata l’ultima di Fabio Aromatici, direttore di Assocalzaturifici, che ha colto l’occasione per confermare le voci di uscita che si sono rincorse nei giorni scorsi. Il manager, dopo sei anni di servizio per l’associazione dei calzaturieri, diventerà responsabile internazionale per Fiera Milano. “Come associazione compattiamo l’intera filiera: tutto il settore degli accessoristi sta lavorando con noi per creare un grande polo di produttori di calzature e accessori per scarpe”, ha detto Aromatici riferendosi alla recente entrata di una parte di aziende produttrici di componenti all’interno dell’associazione. “Siamo la prima associazione che prova a essere di filiera”, gli ha fatto eco Sagripanti, “in coerenza con quanto richiesto da Confindustria, che ha messo in luce come non abbiano senso associazione che riuniscono 200 o 300 imprese”.