L’edizione numero 98 di Lineapelle ha preso il via tra mille timori che, nel corso della giornata, si sono gradualmente affievoliti per far tornare una consapevolezza che il mondo continua e che il business, nonostante il freno asiatico, avrà un futuro.
Le premesse erano decisamente negative, perché l’evento leader mondiale della filiera fashion ha preso il via nel momento peggiore, quello in cui inizia ad arrivare il contraccolpo delle mancate vendite in Cina per le griffe e della mancata produzione made in China per il mass market. Ciononostante, tra i padiglioni della fiera, dove sono presenti ben 1.160 aziende alle quali vanno sommate quelle di Simac Tanning Tech (tecnologia e macchinari), c’è stato movimento e probabilmente il saldo delle presenze del primo giorno non differirà di molto da quello di un’edizione “normale” di Lineapelle.
Le concerie, principale categoria merceologica rappresentata al quartiere fieristico di Rho, hanno fatto la loro parte, spingendo su ricerca, sostenibilità e investimenti mirati a consolidare la fiducia dei brand. Un calo del lavoro, per il 2020, è da mettere in preventivo perché già le sofferenze iniziano a farsi sentire, soprattutto tra i gruppi medio/piccoli legati al lusso e alle vendite dei top brand in Asia. Le grandi realtà, in grado di differenziare tra automotive, arredamento/contract e calzatura tecnica, riusciranno ad assorbire meglio il colpo. Ad ogni modo, per la pelle italiana, sarà un altro anno da vivere in trincea.
Nel servizio di Pambianco Tv, diamo la parola ad Alessandro Iliprandi (Bonaudo), Massimiliano Schiavini (Superior), Stefano Giannotti (Incas), Fabrizio Masoni (Masoni), Viola Dalle Mese (Montebello) e Simone Castellani (Sciarada).