Glovo ha piani ambiziosi per l’Italia, che rappresenta il secondo mercato del gruppo spagnolo dopo quello domestico. Nel 2022, infatti, il player del delivery ha in programma investimenti per 150 milioni di euro che, come spiegato da Elisa Pagliarani, GM di Glovo Italia, durante il secondo summit Pambianco – PwC dedicato al wine & food, “saranno destinati a continuare a sviluppare il nostro brand sul territorio italiano: da un lato quindi li destineremo al marketing per continuare a farci conoscere e dall’altro li utilizzeremo per continuare la penetrazione nel territorio con nuove aperture e nuovi centri abitati”.
Attualmente Glovo è presente in tutti i paesi italiani con più di 20/25mila abitanti, ma “stiamo cominciando ad andare oltre in quanto l’Italia ha 60 milioni di abitanti sparsi lungo tutto il territorio”. Questa espansione anche nei comuni più piccoli “è più complessa per una questione legata all’efficienza data dal volume che è più difficile da raggiungere ma se paragoniamo la velocità di crescita di una città piccola in cui facciamo oggi il nostro ingresso con quella di una grande città quando siamo entrati, si parla di dieci volte tanto”.
La prossimità di Glovo alla popolazione nazionale si misura anche in termini di sviluppo del quick commerce, ovvero un’evoluzione dell’e-commerce che consiste nel ricevere quanto acquistato nell’area di prossimità in un tempo molto ridotto (dai 15 ai 60 minuti). Per Glovo questo servizio si declina in tre modalità: spesa via Gdo, grazie agli accordi con diversi player (dalle grandi realtà come Carrefour alle più piccole come Sole365); spesa via Glovo Express, ovvero i magazzini urbani che sono piccoli centri di stoccaggio da cui partono le micro-spese in cui si preferisce la velocità all’assortimento (negli ultimi 12 mesi ne sono stati aperti cinque); e infine attraverso gli accordi con i retail della città, in quanto il quick commerce non si limita alla spesa food ma coinvolge anche un inventario più ampio che spazia dal beauty al design alla moda. Per evolvere, infatti, “il delivery deve essere necessariamente una piattaforma multi-categoria che sia in grado di offrire servizi sempre più evoluti ed aggiuntivi rispetto al food e alla spesa”.
Non solo, Glovo punta a sviluppare anche i Food Corner, una sorta di evoluzione della classica dark kitchen che consiste in uno spazio condiviso al cui interno sono presenti diverse realtà del mondo della ristorazione e la cui grande novità è l’apertura al pubblico. “Per ora ci concentriamo su quello aperto a Torino, circa 1200mq di spazio e oltre 15 postazioni diverse. Questo format ci permette di aumentare il contenuto in quelle aree dove è più basso e consente ai nostri partner di estendere il loro raggio d’azione ed entrare in città diverse”. Le prossime aperture? Milano e Roma.