Il rilancio di Natuzzi inizia, simbolicamente, dalla presentazione di ‘Re-vive’, l’ultima seduta realizzata dal centro stile del gruppo. La presentazione della poltrona, nel flagship store milanese di via Durini, è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione dell’azienda pugliese specializzata in divani, che negli ultimi mesi ha fronteggiato una situazione complicata, in parte risolta dall’accordo raggiunto a ottobre. Il piano industriale per il periodo 2014-2018 sarà presentato nel dettaglio a gennaio, ma le prime linee guida del rilancio cominciano già a prendere forma. “Il focus è, in primis, sull’innovazione in termini di prodotto” spiega a PambiancoTv Pasquale Natuzzi, presidente del gruppo di Santeramo. “La poltrona Re-Vive è un progetto su cui il nostro centro stile, in collaborazione con lo studio di architettura neozelandese Formway Design, ha lavorato 30 mesi. Si tratta di una proposta rivoluzionaria, che ha due brevetti, e che per la prima volta vede una seduta reagire in maniera intuitiva ai movimenti del corpo umano. Inoltre, la poltrona sarà prodotta interamente in Italia”, precisa Natuzzi.
Oltre al prodotto, il gruppo da 469 milioni di fatturato nel 2012 mette nel mirino la ristrutturazione della rete commerciale, sostenuta da una quota export che pesa per il 93% sul giro d’affari complessivo: “La strategia è quella di aprire negozi nei Paesi in via di sviluppo. Primo tra tutti la Russia, dove cresciamo a due cifre, in India, in Cina e in Brasile”, annuncia il numero uno del marchio. Natuzzi si dice “soddisfatto degli accordi raggiunti” (accordi che intendono salvare i 1.506 esuberi annunciati dall’azienda, tramite gli incentivi alla mobilità e il riassorbimento entro il 2018 da parte di una newco, ndr) e “fiducioso nei confronti del Governo”, nonostante il clima di illegalità che si respira nel distretto pugliese del mobile imbottito. A tal proposito, nei giorni scorsi Natuzzi ha scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano denunciando “il sommerso e l’illegalità che minano le basi delle aziende sane come la nostra”, in riferimento alla concorrenza sleale da parte dei terzisti, soprattutto di origine cinese.