Prada ha sdoganato la corporate social responsibility nel lusso italiano, presentando una nuova strategia integrata con la responsabilità sociale, che prende evidenza nel lancio del nuovo sito dedicato csr.pradagroup.com. E lo ha fatto con una conferenza ufficiale, questa mattina, presso la sua sede di massima rappresentanza: la Fondazione disegnata da Rem Koolhaas. C’è ancora molto da fare. Lo dimostra il fatto che alla conferenza non ci fossero esperti di responsabilità sociale d’impresa, e che nemmeno sia stato presentato un team o un responsabile interno di Csr. Tuttavia è un segnale forte quello lanciato dal gruppo toscano, che ha acceso un’attenzione mai tanto dedicata alle tematiche di Csr nell’ambito della moda nazionale.
Prada ha presentato il suo programma sulla sostenibilità sociale riempiendo le fila del cinema a specchi della sua Fondazione, dove sono stati invitate, oltre a esperti e giornalisti, anche classi di studenti milanesi. Il progetto “Prada Group Corporate Social Responsibility” è stato approfondito attraverso una tavola rotonda cui hanno partecipato Stefano Cantino e Carlo Mazzi di Prada, Angela Vettese (docente Bocconi), Massimo Vian di Luxottica, l’architetto Guido Canali e la direttrice di Fondazione Prada Astrid Welter.
La nuova marcia “responsabile” della società di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada intende strutturare iniziative in parte già adottate (principalmente quelle della cultura), ma anche l’impegno verso il territorio (significative le indicazioni sul controllo della catena di fornitura) e gli stakeholder (le persone e i lavoratori), che diventano interlocutori ufficiali a tutti gli effetti. “Le comunità e le aree locali – dice il presidente Carlo Mazzi nel messaggio che accompagna il sito – dove lavoriamo sono una vera fonte di ispirazione, e questo è il motivo per cui le rispettiamo e le proteggiamo, sempre cercando il modo di operare in armonia con lo spirito dei luoghi. Puntiamo a stimolare lo stesso approccio di sensibilità nel settore (e con tutti i nostri partner in particolare) in modo da aiutare lo sviluppo della cultura della sostenibilità nella nostra industria”.
Più in generale, Mazzi indica la Csr come un elemento del nuovo modello di business, nel quale vengano “allargati gli orizzonti e considerate le conseguenze di ciò che facciamo, in modo che le nostre attività siano in grado di orientare lo sviluppo economico verso un equilibrio più sostenibile”.
Il segnale lanciato da Prada spinge nella direzione fatta propria anche dalla Camera nazionale della moda, il cui presidente Carlo Capasa, nel corso dell’ultimo Convegno Pambianco, ha sottolineato di “aver messo la sostenibilità al centro del nostro programma. Perché questa è una delle sfide più moderne per il lusso”.