Freeda nasce nel 2016 dalla volontà di costruire un editore digitale per rappresentare le nuove generazioni (Gen Z e Millennial), e nel farlo – spiega Andrea Scotti Calderini, Co-founder e CEO di Freeda, intervenuto al 27° Pambianco – Pwc Fashion Summit – “abbiamo cercato di interpretare a pieno i valori generazionali, che sono in primis nostri e poi quelli delle persone a cui vogliamo parlare. E con loro, attraverso i contenuti che creiamo, cerchiamo di ispirare un cambiamento positivo sulla società e sulla cultura”. Un’operazione che è nata partendo dai social media, “l’alveo e il luogo dove oggi si può costruire una conversazione con queste generazioni”, tramite piattaforme come Facebook, Instagram, Youtube e Tik-tok, con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per i valori della nuove generazioni, divise tra sostenibilità, diversità, inclusività e realizzazione di loro stesse.
A questa iniziativa ha fatto seguito anche l’utilizzo dei dati: “non tanto per targhettizzare le persone ma per ascoltarle, per comprendere i loro interessi e le loro passioni, e creare creatività”, precisa Calderini.
Più recentemente, Freeda sta cercando di compiere un percorso di internazionalizzazione. Attualmente i suoi contenuti raggiungono circa dai 150 ai 200 milioni di persone ogni mese in circa 88 Paesi.
Dal punto di vista del business, afferma Calderini, “Stiamo costruendo una piattaforma di marketing che si pone l’obiettivo, molto sfidante, di aiutare i brand, le aziende, le marche, a diventare più rilevanti per loro, per interpretare ciò che si aspettano. Siamo sia una media company che una società d’analisi dei dati, una società che insegna una marketing platform per aiutare i marchi a comunicare alle nuove generazioni. Lo facciamo aiutando le aziende a sfruttare a 360 gradi queste social media platform, come degli strumenti di ascolto e comprensione. Le aiutiamo a costruire la loro voce, un racconto di marca che va al di la della campagna e dello spot”.
Quest’anno il fatturato della media company si gira attorno ai 25 milioni di euro, con una prospettiva di crescita triple digital nei prossimi anni. “Ci sono delle aree del business che sono profittevoli e delle aree che non lo sono e in cui stiamo ancora investendo. Per questo l’obiettivo per il 2023 si prefissa a diventare profittevoli come gruppo, oltre alla crescita triple digital”.
Rispetto a come le aziende del fashion dovrebbero sfruttare a pieno i potenziali delle piattaforme, il CEO afferma: “Nella moda c’è tanto da fare. Bisogna smetterla di ragionare in ottica della grande campagna e di spendere centinaia di migliaia di euro in un singolo contenuto. Magari è più interessante spendere dai 50 agli 80 mila euro al mese per produrre tantissimi contenuti che ti permettono di popolare tante piattaforme diverse e di segmentare tanti target diversi. Le piattaforme stanno cambiando, quasi tutte le più grandi piattaforme hanno rallentato: Facebook ha fatto meno quattro per la prima volta nella sua storia e vale un quarto di quello che valeva un anno fa”.
In questo c’è però una grande opportunità di rivoluzionare, di cambiare il modo di fare marketing e costruire contenuti: “Imparare dall’interazione con il contenuto, imparare da una creatività per crearne un’altra che sia ancora più efficace ed efficiente”. É la soluzione secondo Calderini. “La creatività trona centrare nella creazione dei contenuti, al fine di attirare gli utenti. Prima andavo a caccia con il fucile e con il mirino, oggi invece devo costruire delle oasi in cui le persone sono attirate e trovano quello che gli sto proponendo interessante”.