Il ristorante Del Cambio ritorna al suo splendore e riapre i battenti. Appuntamento il prossimo 14 aprile nella sede storica di Piazza Carignano. In cucina, lo chef Matteo Baronetto che, dopo 18 anni di ‘onorato servizio’ a fianco di Carlo Cracco in via Hugo a Milano, ritorna alle origini nel suo Piemonte da attore principale.
La storia di Del Cambio, che ha inizio nel lontano 1757 e che deve il suo nome al cambio di posta dei cavalli dei viaggiatori in transito per Parigi, oppure al cambio della moneta, visto che il caffè ospitava la “borsa dei negozianti”, si snoda attraverso i fasti ottocenteschi, quando ai suoi tavoli si sedevano i politici e le personalità più importanti del Regno di Sardegna. Tra questi, il regista dell’Unità d’Italia Camillo Benso Conte di Cavour che nella sala storica del ristorante si rifugiava durante le pause. Ma, di recente, la trama si era fatta più complicata, complice il crac finanziario dei suoi gestori, tanto che il ristorante era rimasto chiuso per un periodo.
Dal prossimo 14 aprile, grazie alla nuova società, la Risorgimento, che fa capo alla holding finanziaria Finde della famiglia Denegri, il locale riaprirà al pubblico. Ieri, però, è stata l’occasione per presentare a un gruppo nutrito di giornalisti locali e nazionali il nuovo corso. Il solco in cui è stato pensato il nuovo corso del ristorante ripercorre quello già tracciato nei secoli della sua storia: la Sala Risorgimento, quella principale, ha mantenuto lo stile ottocentesco, mentre le due salette attigue sono state interamente riviste anche alla luce della preziosa collaborazione con l’artista biellese Michelangelo Pistoletto che per Del Cambio ha progettato un’opera, “Evento”, che ricopre interamente le pareti dell’ambiente.
I ‘pezzi forti’ del rinnovo passano però dalle cantine sotterranee e dal Bar Cavour al primo piano, aperto fino a tarda sera con i suoi cocktail e un menu diverso da quello offerto al pianterreno. “Nel giro di pochi mesi abbiamo allestito da zero una cantina di 16.000 bottiglie e 1.900 etichette in totale, prevalentemente Champagne, Barolo e Barbaresco”, spiega il sommelier Fabio Gallo. La portata complessiva dell’investimento non è stata comunicata, ma “l’intento è ridare ai torinesi una colonna portante della città e creare un luogo accessibile all’insegna della joie de vivre“, commenta Michele Denegri. Per l’occasione, Baronetto ha preparato un menu ispirato alla tradizione piemontese, ma rivisitato alla sua maniera. “Milano mi ha dato tantissimo, ma ci tenevo a tornare a Torino”. Il cambio, in tutti i sensi, adesso è nelle sue mani.